Grand Princess

nave da crociera GRAND PRINCESS

modello in scala 1:48

L’INIZIO

Carlo è all’opera nel suo laboratorio quando all’improvviso il telefono interrompe il lavoro, è la FINCANTIERI, la più importante industria navale italiana, che ha progettato, costruito e messo in acqua, gran parte della flotta mondiale delle navi da crociera.
La richiesta di FINCANTIERI ha il fascino incantatore della grande sfida: realizzare il modello navale più grande e complesso del mondo, da esporre nel NATIONAL MARITIME MUSEUM di Londra, il “Sancta Santorum” di tutti gli appassionati della marineria. Più di tre milioni di persone, provenienti da tutto il mondo, visitano ogni anno il Museo.

La catena che porta alla realizzazione del modello parte da un’iniziativa di una delle più antiche compagnie navali inglesi: la P&O. Questa società, proprietaria della GRAND PRINCESS e di altre lussuose navi da crociera, ha stanziato al National Maritime Museum circa 6 milioni di sterline, da destinare per metà a tutto il museo e per l’altra metà al completamento dell’avveniristica galleria dove la P&O ha un posto d’onore.

La Grand Princess resterà nella storia della navigazione come l’emblema della sfida dell’ingegneria navale al cambiamento epocale del terzo millennio. Lunga quanto tre campi da calcio allineati, alta come un palazzo di quindici piani, sostenuta da una struttura in acciaio che pesa quanto tre Torri Eiffel: un progetto innovativo, un prodotto industriale di alta tecnologia, eccezionale per dimensioni e complessità. Una nave che testimonia su tutti i mari del mondo le capacità dell’industria italiana.
Un’impresa titanica è servita per realizzare la nave da crociera più grande del mondo nel 1997, anno del varo.

in fase di allestimento a Trieste
Grand Princess in navigazione
Grand Princess nella crociera inaugurale con Gran Pavese di luci

Una precisione certosina per la sua riproduzione in scala 1:48. Sette mesi, tanti ce ne sono voluti per realizzare la piccola Grand Princess. Estro creativo e perizia tecnica, coniugate in un binomio formidabile ed inscindibile, hanno condotto alla realizzazione del modello navale più grande al mondo, che ha trovato la sua degna collocazione al National Maritime Museum di Greenwich.

il modello terminato e pronto per la consegna

L’IDEA

Tutta la secolare storia della P&O è riassunta in una speciale vetrina blindata lunga 20 metri che, con atmosfera interna controllata, contiene quattro modelli: il veliero ‘Antonio Lopez’, la nave a propulsione mista vela-vapore ‘Rawlpindi’, la prima con lo scafo interamente in ferro ‘Strathmore’ e la sua ulteriore evoluzione ‘Uganda’. La collezione sarà completata con il modello dell’ultima nata in casa P&O, la nave da crociera più grande al mondo: la Grand Princess.
I quattro modelli esistenti, realizzati nel corso degli anni, sono tutti in scala 1:48: ecco perché questa proporzione deve essere mantenuta anche per la riproduzione della Grand Princess. Ciò significa realizzare un modello lungo 6 m25 , largo 1m04, e alto (dalla chiglia alla testa d’albero) 1m37.

Percorrendo oggi la “Passenger Gallery” del museo londinese dedicata alla P&O, risulta subito evidente l’imponenza di questo ultimo modello rispetto ai precedenti. La sagoma della Grand Princess comincia ad intravedersi a metà della galleria, si scopre pian piano dietro una semicurva…e subito attrae magneticamente lo sguardo avido del visitatore.

il modello nella vetrina al Museo

Come si è ben capito, la costruzione e la “riuscita” del modello riveste un’importanza vitale per la compagnia armatrice, per i dirigenti del museo, per Fincantieri… e per Carlo a cui resta l’immane responsabilità di non deludere le aspettative di tutti gli altri.
Prima di accettare l’incarico, Carlo per “sentire” quell’oggetto che avrebbe dovuto interpretare, visita il bacino di Trieste dove si sta costruendo la Grand Princess, partecipa a riunioni con i responsabili del museo londinese, con i progettisti e gli architetti di Fincantieri. Occorre valutare e soppesare tutti gli oneri e gli imprevisti. Il fascino della sfida lo sta conquistando e alla alla fine, dopo aver soppesato i rischi che la ragione propone, prevale l’ottimismo della volontà. Carlo firma il contratto. E’ cominciata così, con una telefonata inattesa e tanti dubbi, l’impresa della Grand Princess in miniatura.

Nessun particolare dell’originale deve sfuggire al modellista, anche se prospettano problemi costruttivi di non facile soluzione. La sfida, infatti, lo porterà oltre i confini delle sue esperienze passate, seppure complesse e numerose, si tratta di centinaia di modelli realizzati, non ci si può permettere di affrontare l’impresa impreparati. Le dimensioni e la complessità del progetto richiedono un’attenta programmazione di ogni passo del lavoro. In primo luogo, si esaminano i disegni e i progetti della Grand Princess, si determinano le dimensioni e si pianifica l’ordine cronologico delle fasi di lavorazione. Nel laboratorio si srotolano i piani generali, si tagliano i fogli di plastica, si ordina il materiale occorrente…. si comincia così a costruire.

progetto per pilastri di sostegno e posizionamento nella vetrina

LA COSTRUZIONE

Date le dimensioni inusuali della Grand Princess è impensabile assemblarla e poi spostarla. Sarà necessario un supporto mobile da utilizzare per tutte le fasi fino al trasferimento al Museo. Per questo motivo, una volta risolti i problemi della riduzione in scala e determinata la sequenza delle procedure operative, si pensa alla realizzazione dello “scalo”: un carrello in ferro su cui verrà assemblato e spostato il modello.

In fase di progettazione si comincia a pensare anche a rendere il più possibile reali le finiture, gli allestimenti e le decorazioni. Per proporzionare ogni dettaglio viene assoldato Aldo, un omino alto 37.5 mm. che in scala 1:48 corrisponde ad una persona alta 1mt80, e servirà da punto di riferimento per determinare l’altezza di quei particolari secondari di cui non si dispone di alcun disegno (ad esempio mobili e suppellettili). Le proporzioni tra uomo e gli elementi architettonici e decorativi sono in una serie di decine di fotografie che Carlo scatta durante i sopralluoghi nel cantiere di Trieste.
Tutti i particolari, le idee, gli stati di avanzamento, i problemi….vengono discussi con i progettisti FINCANTIERI ed i responsabili del Museo, durante riunioni tenute ogni mese presso il laboratorio di Carlo che diventa, parallelamente al golfo di Trieste dove sta nascendo la “grande” nave, il centro del mondo per quanto riguarda la “piccola” nave.

La creazione di questo gioiello del modellismo navale, inizia dall’ossatura della nave: lo scafo. È facile intuire l’importanza di questa fase del lavoro: sullo scheletro poggeranno poi tutte le sovrastrutture e le rifiniture. Il peso del modello finito è previsto intorno ai 400-450 kg e dovrà sopportare un viaggio di centinaia di chilometri in camion per il suo trasferimento al Museo londinese. Per realizzarlo e renderlo resistente vengono impiegate le stesse procedure che si attuano nei cantieri navali

Prima di tutto si predispone la chiglia, cioè la “spina dorsale” della nave; poi le ordinate, realizzate con compensato da 20mm e collegate, tra loro, da controventature per irrobustire la struttura.

traverse diagonali e bagli
blocchi di prua

Ogni segmento dello scafo è una piccola scultura lignea a sé stante, studiata nei dettagli, levigata e sagomata, che si incastra a perfezione nel complicato mosaico dell’ossatura. Dal gioco ad incastro risulta uno scafo dalle linee filanti, sinuose ed inedite. Più applicazioni di resina epossidica e tessuto di fibra di carbonio da 2 mm rende ancora più resistente lo scafo.

lo scafo vetroresinato con fibra di carbonio

Già alla fine di questa prima fase è evidente che la Grand Princess è una vera e propria “regina” del mare, che avrà un incedere maestoso e leggero proprio grazie al suo “guscio” sagomato e pronto ad insinuarsi tra le onde, lasciando dietro di sé una schiumosa scia d’ammirazione. Questo guscio, sapientemente lavorato e smussato da ogni asperità, suggerisce l’enormità delle superfici interne ed esterne di questa città navigante, che può ospitare più di 3800 persone.
Molta attenzione e piccoli accorgimenti sono stati necessari per la verniciatura dell’enorme scafo. Tre fasce di colore, rosso mattone per l’opera viva (quella a contatto con l’acqua del mare), verde per la linea di galleggiamento e bianco per l’opera morta, sono state realizzate mascherando con nastro adesivo e fogli di giornale le parti da escludere.

verniciatura linea di galleggiamento
opera viva e linea di galleggiamento
verniciatura opera morta e sovrastrutture

Una prova di pazienza degna del biblico Giobbe è la realizzazione delle circa 350 finestrature presenti sullo scafo: disegnate con precisione millimetrica, forate, intagliate, completate con minuscoli vetri in plexiglas opalino e serramenti in alluminio adesivo.

perforazione finestrature e oblò
taglio finestrature

Come in un complesso e sapiente gioco di ombre cinesi, da alcuni finestrini si possono “spiare” gustose scene della tipica vita di bordo, persone colte in atteggiamenti naturalissimi, come asciugarsi dopo la doccia, bere un cocktail e persino un velato strip-tease. La Grand Princess comincia così anche ad animarsi!

La realizzazione delle sovrastrutture si svolge in parallelo a quella dello scafo per i componenti che possono essere predisposti indipendentemente dal lavoro di costruzione della nave.
L’alberetto di maestra con antenne, luci di navigazione, radar e sensori, le eliche, gli argani ed i timoni, tutti perfettamente in scala rispetto agli originali e proporzionati alle dimensioni grazie non solo ai disegni di cantiere ma anche all’immancabile Aldo.

In contemporanea allo scafo viene realizzato il fumaiolo, cioè l’insieme di tutti quei condotti che portano all’esterno i fumi prodotti dalle macchine per il condizionamento, dalle cucine, dai generatori di energia e dai motori di propulsione. Si tratta di un intricatissimo groviglio di 22 tubi che richiede uno studio ed una realizzazione più che oculata.
I tubi, in plastica ABS, sono piegati e curvati come quelli veri e, infine, ingabbiati in modo che alla fine se ne vedano solo i terminali, quindi vengono incollati e avvitati per garantirne la stabilità durante il trasporto.
La gabbia che li contiene è formata da archi paralleli ed ellissi di ampiezza decrescente, che formano un reticolato ad effetto vedo-non vedo. Una volta terminata, niente può più essere toccato o spostato al suo interno.

installazione primi tubi
installazione macchine condizionamento e tubi
struttura di sostegno tubi e gabbia fumaiolo
gabbia fumaiolo
gabbia fumaiolo
gabbia fumaiolo completa

Nessun particolare, sebbene nascosto, viene tralasciato: porte, estintori, macchinari sono stati realizzati identici agli originali, lavorando semplici pezzi di plastica, sagomandoli, tagliandoli e verniciandoli.

E’ ora la volta della prua e della poppa. Le strutture longilinee che partono a prua con ellissi concentriche, ideate sulla base dei più avanzati teoremi dell’ingegneria navale, salgono a scala, assorbono quasi completamente la ciminiera e terminano a poppa, con un gigantesco alettone, che ospita una discoteca sospesa a 54 metri dal mare.

volumi di prua
ponte ormeggi di poppa
ponte ormeggi di poppa in sito

Gli involucri esterni realizzati in plastica e vetroresina sono già predisposti per ospitare gli elementi architettonici e gli arredi che andranno a comporre i vari ambienti abitativi. Tutti gli spazi abitativi e ricreativi, interni ed esterni, vengono riprodotti con precisione e cura maniacale. Ogni elemento dell’arredo viene realizzato in quantità impressionanti: 800 tavoli, 800 sdraio, 2400 sedie, 150 lampioncini da disseminare lungo le passeggiate dei vari ponti, ed altre centinaia di particolari tra poltrone, fioriere, letti, sculture, vasi, accessori da bar come tazzine e bottiglie. Tutto viene realizzato con minuscoli profili e sottili fogli di plastica o attraverso stampi autocostruiti.

poltroncine, sdraio, sedie, tavoli, fioriere, bitte e altri dettagli

1300 cabine, 3 ristoranti, 5 piscine, la discoteca nello spoiler, teatri, casinò e 5 bar vengono inseriti nel “guscio” in plastica, legno e plexiglas già predisposto. Gli spazi sono arredati in modo completo e verosimile, così da rendere vivibile questa città navigante per 2600 passeggeri e 1200 membri dell’equipaggio. Vengono inseriti in questi lussuosi ambienti oltre 300 passeggeri in miniatura, colti e riprodotti in atteggiamenti naturali e vivi. Così troviamo croceriste sedute che si ritoccano il make-up allo specchio, abili tuffatori che si lanciano nelle piscine dei vari ponti, uomini seduti al bar per l’aperitivo, sportivi diretti al campo da tennis. Gli interni raccolti e intimi, gli spazi ricreativi lussuosi e completi di ogni particolare, restituiscono a questa nave da crociera le atmosfere confortevoli, raffinate e vacanziere dell’epoca d’oro delle traversate oceaniche.

bar esterni
ponte piscina aperta
cabine

Completano il set di accessori 22 motoscialuppe tutte autocostruite, lunghe 28 cm, attrezzate di tutto punto, con tanto di salvagenti e relative gru di alaggio.


L’ultima fatica è stata l’esecuzione del “crest” di prora, surrogato delle antiche polene dei velieri, dipinto a mano sullo scafo ormai finito e le due bandiere C e B che a mo’ di firma sono state issate sull’albero maestro. Contestualmente alla costruzione delle sovrastrutture, vengono effettuate anche le prove tecniche per definire l’illuminazione degli spazi interni. I dirigenti del Museo londinese suggerivano caldamente l’utilizzo di un sistema a fibre ottiche per illuminare la Grand Princess.

Dopo vari test, invece, Carlo decide che il risultato migliore è con tre lampade a basso consumo da 220 V. Utilizza lo stesso sistema usato dagli antichi egizi per lavorare nelle oscure profondità delle tombe dei faraoni. Installa degli schermi deflettori che deviano la luce delle lampade in modo da portarla fin negli angoli più reconditi dello scafo. Con gli interni dipinti di bianco il risultato è spettacolare. Proprio grazie a questo tipo di illuminazione, risultano visibili e soprattutto più reali, i giochi di luce e ombre cinesi che animano gli interni.

prove illuminazione interna
passanti e ombre cinesi
illuminazione definitiva

Nella discoteca, invece, è stata installata una scheda elettronica psichedelica che accende e spegne 15 lampadine colorate a ritmo di “disco dance”.

LA CONSEGNA

Il viaggio inaugurale della Grand Princess ha seguito la stessa rotta del leggendario Titanic. (Southampton – New York), mentre la versione ridotta è stata trasferita con i guanti bianchi da Vittuone a Londra (via autostrada). Il 18 Marzo 1999 è il gran giorno: la baby Grand Princess parte per la sua dimora definitiva. La preparazione dell’imballo richiede l’intervento di un falegname, che la ingabbia in una struttura di legno ricoprendola di cellofan quasi fosse un pudico velo.

impostazione imballo
imballo terminato
sul camion

Soddisfatto del lavoro svolto, per i complimenti e l’ammirazione di chi ha potuto visitare il laboratorio negli ultimi giorni di lavoro e, finalmente, sollevato da una tensione ormai insopportabile, Carlo si prepara a salutarla.
Grazie al carrello su cui è stata assemblata, la Grand Princess viene sollevata a braccia da 10 baldi “giovani” e caricata con cura sul camion che la porterà a Londra. L’applauso della gente nella via dov’è parcheggiato il TIR, saluta la Principessa dei modelli che se ne va per sempre. E al momento dell’addio l’emozione gioca brutti scherzi. Dopo sette mesi di sabati e domeniche di lavoro, notti insonni, panini e torte al cioccolato per “tirarsi un po’ su”, qualcuno entrando nel laboratorio ormai vuoto, ha visto Carlo furtivamente versare una lacrima.

foto ricordo prima della partenza

“Dio salvi la Regina” … e la Grand Princess.

Gli addetti ai lavori e la stampa britannica hanno dimostrato un vivo entusiasmo per l’arrivo della Grand Princess. Sul prestigioso THE TIMES hanno dedicato tre intere pagine e un servizio fotografico, andando a cogliere soprattutto i particolari più curiosi del modello.
Del resto, si sa, la flotta marittima è sempre stata l’orgoglio della corona, fin dai tempi di quel furbacchione di Francis Drake!

arrivo al Museo di Greenwich
The Times

Per l’inaugurazione in pompa magna della galleria P&O erano presenti, mobilitandosi in blocco, i massimi dirigenti delle società coinvolte nell’evento (P&O, FINCANTIERI, National Maritime Museum) e la crème de la crème della nobiltà britannica.
Carlo ha presentato la sua “creatura” al debutto in società al cospetto di Sua Maestà Elisabetta II, intervenuta alla cerimonia in compagnia del marito Principe Filippo e del figlio Andrea Duca di York. L’interesse di casa Windsor è apparso più che sincero dalle domande che hanno posto al modellista e dalla curiosa ammirazione per i particolari del minuzioso lavoro.
Culmine della soddisfazione per Carlo è stato quando Andrea Duca di York alla fine di un discorso di ringraziamento, stringendogli la mano ha esclamato: ”well done…Carlo!

Sua Maestà la Regina
con il Principe Andrea, il commodoro Moulin, dirigenti FINCANTIERI e del Museo

E’ finita così, tra gli onori della cronaca, della mondanità ed i flash dei fotografi, un’avventura cominciata in un seminascosto laboratorio di paese: un’esperienza ai confini della favola, fatta di sacrifici, caratterizzata e sostenuta da una grande fiducia nel proprio lavoro, nella consapevolezza dei propri limiti, dalla reale fatica di inventare e creare ogni giorno, un particolare nuovo per arrivare, un domani, a comporre un’opera di valore mondiale, un’opera che conferma ancora una volta in più l’eccellenza della creatività italiana.

prua
ponti superiori
poppa
vista dall’alto

RASSEGNA STAMPA

Arte Navale
Arte Navale
Tutto Modellismo
Tutto Modellismo
Il Giorno
Torna in alto